giovedì 21 febbraio 2008

Le donne e gli uomini, quelle famiglie che……

non possono ostentare ricchezza e benessere, anzi, è avvolto da un alone d’immensa dignità e fratellanza.
Qualche giorno fa una donna, con un neonato fra le braccia, non italiana mi ferma, davanti ad un’agenzia del western union ( money transfert) chiedendomi di scrivere il nome e l’indirizzo del destinatario degli euro affinché l’operatore possa procedere all’invio del denaro. La donna mi disse che non sapeva scrivere “bene, ma aveva bisogno di inviare 35,00€ ai suoi familiari in Romania. Nei suoi occhi c’era tanta sofferenza ma altrettanta dignità, e senza che io le chiedessi qualcosa mi racconta che quei pochi euro sarebbero bastati “ per mangiare “ ai suoi familiari rimasti a casa. Quegli euro suo marito li guadagnavano suonando sulle metropolitane di Roma e ogni 10/15 giorni inviavano quel poco che riusciva ad accantonare.
Questo accade in Europa nell’anno 2008.

Nel 1963 mio padre andò a lavorare in Svizzera, in trasferta, con l’azienda di costruzioni di cui era dipendente. In Italia guadagnava 48.000 mila lire il mese ed era un muratore qualificato. Lavorò due anni e lo fece perché la sua retribuzione sarebbe salita a 80.000 mila lire mensili, compreso vitto, della mensa aziendale, ed alloggio nelle baracche di legno del cantiere. Mio padre lo fece perché “ teneva famiglia” e doveva sostenerne le spese ed ambiva al possedimento di un tetto proprio. Quell’emigrazione, quella trasferta, oggi la considero un atto d’amore verso la sua famiglia che inizio a crescere nel 1956.
Questo accadeva in Europa nell’anno 1963.

Dopo quarantacinque anni non mi sarei mai aspettato di toccare con mano la sofferenza della migrazione, raccontatami da mio padre. In una società dove in una famiglia tipica del ceto medio, di quattro persone, si possiedono quattro macchine –quattro cellulari –quattro PC ecc. esistono fasce di sofferenza e di povertà inimmaginabili.

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